sabato 13 dicembre 2025

🧀 La Casatella Trevigiana

 🧀 Le Fiabe del Casaro

Introduzione

C’era una volta… il formaggio.
Non quello che si compra in fretta al supermercato, ma quello che nasce piano, tra stalle, pascoli e mani sapienti.

Le Fiabe del Casaro sono piccole storie inventate, semplici come una favola da raccontare a un bambino.
Ogni racconto nasce da un formaggio DOP italiano: l’Asiago delle montagne, il Parmigiano delle pianure, la Mozzarella delle bufale campane e tanti altri.

Sono storie di vacche e casari, di pecore testarde e bufale curiose, di monaci e pastori.
Non servono per insegnare, ma per sorridere, ricordare e assaggiare con la fantasia.

Perché ogni formaggio ha un gusto, ma anche una storia da raccontare.


🧀  La Casatella Trevigiana

C’era una volta, tra le colline e i canali della provincia di Treviso, un vecchio casaro di nome Bepi.
Ogni mattina, appena il sole faceva brillare la brina sui prati, Bepi andava nella sua piccola stalla.
Aveva poche vacche: Frisone, Pezzate Rosse e una vecchia Burlina che sembrava più testarda di un mulo.

Con il latte che avanzava dopo aver dato da bere ai figli e fatto la polenta, Bepi preparava un formaggio morbido, bianco come la neve: la Casatella.
La faceva in casa, con le mani e con il cuore, usando attrezzi semplici: una caldaia di rame, un mestolo di legno e tanta pazienza.

La Casatella era un formaggio gentile: dolce come il latte fresco, con un profumo leggero che ricordava la panna.
Quando la tagliavi, sembrava sorridere.
E anche Bepi sorrideva, perché in quel sapore c’era tutta la sua casa, la sua terra, e le sue vacche.

Un giorno, un giovane viandante gli chiese:
«Ma perché la chiami Casatella

Bepi rise, asciugandosi le mani sul grembiule:
«Perché nasce in casa, fioło mio. È il formaggio della famiglia, quello che non si vende ma si condivide.»

Da allora, in ogni casa trevigiana, la Casatella è rimasta un piccolo segreto di bontà, fatta di latte, mani e riconoscenza.
E quando qualcuno la assaggia e dice che sa di casa… Bepi, da qualche parte, sorride ancora.

“E così finisce la fiaba… ma il sapore resta.”

 

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